Feeding the Planet, Feeding the Tecla. Il nostro Expo

Written by Alessia la Boss. Posted in Gruppo

Ci sono giornate a cui non daresti un centesimo, in cui avvengono invece le cose più imprevedibili! Questo è proprio ciò che accadde in una uggiosa domenica di pioggia dello scorso giugno, quando squilla il telefono e sul display appare il nome di Ludmilla.

Ludmilla è una mia amica e quando mi chiama è (quasi) sempre per propormi cose folli e fuori dell’ordinario.

Le rispondo con gioia mista ad ansia e curiosità: Lud come stai?

E lei come se nulla fosse: Ciao! Se organizzo un evento sulla pasta madre in Expo a Milano, partecipi con me? 

Non so quale potere abbia Ludmilla, ma senza neppure insistere riesce sempre a convincermi a seguirla nelle sue follie.

Anche stavolta accetto senza esitazioni: la trovo un’occasione meravigliosa, tra l’altro avevo già intenzione di visitare Expo con mio marito e i bambini.

L’evento rientrerà tra quelli organizzati dalla rete di realtà rurali al femminile Tra le Terre, di cui anche Lud fa parte con il proprio agriturismo. Fanno progetti interessanti per la promozione del territorio pavese e li portano avanti con un entusiasmo che solo le donne riescono ad avere. Anche loro, come me, vivono di passioni e vi si donano anima e corpo, insomma riescono a farmi sentire a casa.

La location è suggestiva, cupole Love it, proprio davanti a quello che è diventato il simbolo di Expo, ovvero l’Albero della Vita.

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Si decide per domenica 6 settembre: l’intenzione è quella di fare uno showcooking di tre ore, ovvero una performance live in cui, dando informazioni e svelando trucchi e curiosità, realizzeremo preparazioni che faremo poi assaggiare al pubblico presente.
Siamo coscienti che i tempi della pasta madre non risultano molto adatti a una cosa del genere, pensiamo però di anticiparci al giorno precedente, con impasti da far maturare in frigo e cuocere poi durante l’evento che comprenderà, ovviamente, anche spacci e spiegazioni sulla gestione del lievito.

Passano i mesi e nella settimana che precede il gran giorno definiamo con lunghe mail e telefonate i particolari, ovvero le ricette da eseguire, il piano delle tempistiche e delle modalità di lievitazione, gli ingredienti e gli strumenti necessari. Visti i rigidi controlli all’ingresso, sarà un problema introdurre cose dall’esterno e la stessa spesa dovremo farla nell’unico supermercato presente sul sito. Lud però insiste che dobbiamo assolutamente trovare il modo per portare dentro la Tecla, ovvero la mia pasta madre.
La sua, che di nome fa Vera, è già nel frigo della cucina delle cupole, affidata alle cure amorevoli di una delle cuoche, ma la mia Tecla è una certezza, una bomba nelle lievitazioni, e si merita di vivere il suo momento di gloria su di un palco tanto importante.
Le prometto di trovare il modo e il caso vuole che mentre sistemo la cucina alzo lo sguardo e vedo un vecchio termos Chicco che mi era stato regalato per la mia primogenita e che non avevo in realtà quasi mai usato… la Tecla entrerà in Expo proprio lì dentro!!!

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Ludmilla approva la mia idea poichè tra l’altro in Expo hanno tutti un occhio di riguardo verso i bambini, quindi figuriamoci se non crederanno che il termos contenga la pappa per Gioele.

Il piano è dunque di entrare il sabato mattina con la Tecla, rinfrescarla in modo da averne un quantitativo sufficiente per gli impasti della sera, girare in libertà per i padiglioni con la famiglia, e poi trovarmi in serata alla Coop con Lud per fare la spesa e andare ad impastare. Faremo trascorrere la notte agli impasti in frigo, li tireremo fuori in mattinata e cercheremo di averli pronti da cuocere per lo showcooking del pomeriggio.

Arriva il gran giorno e i piani vengono più o meno rispettati: la Tecla, travestita da pappa, passa i controlli senza problemi e subito mi reco alle cupole per farle un rinfresco. Gentilissimi, mi concedono un angolino all’interno della pizzeria. Mentre faccio le aggiunte di acqua e farina e alzando lo sguardo vedo l’Albero della Vita, mi dico con emozione che sono proprio felice di aver detto di sì a Lud.

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La giornata in Expo è piacevole, ma davvero stancante e quando verso le 22 arriva il momento di impastare ci sono un po’ di problemi logistici, perché lo spazio che avremmo dovuto avere a disposizione non c’è. Siamo dunque costrette ad impastare in magazzino e, a parte un Kitchenaid di fortuna, non abbiamo quasi nessuno degli strumenti non solo utili, ma pure normalmente indispensabili quando panifichiamo nelle nostre case.

Nel momento della giornata in cui lungo il Cardo e attorno alla Lake Arena una folla di persone si sta godendo estasiata lo spettacolo notturno dell’Albero della Vita, io e Lud ci limitiamo ad ascoltarne le musiche (per giorni e giorni le abbiamo avute nella testa e canticchiate) e vederne qualche colorato riverbero dalle vetrate sopra di noi, mentre ci affanniamo a sopperire, con fantasia e inventiva, alla mancanza di quasi tutto quello che ci servirebbe.

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Per la mezzanotte riusciamo a terminare: mettiamo tutto in frigo e, stanche morte, usciamo da Expo per andare a nanna.

L’indomani alle 10 siamo di nuovo dentro e ai tornelli dobbiamo un po’ discutere con gli addetti alla sicurezza per portare dentro un matterello. Vengono fatte alcune telefonate e poi, per fortuna, siamo autorizzate ad entrare senza doverlo lasciare lì.

Ci precipitiamo subito alle cupole per controllare come stanno gli impasti.

Il frigo che abbiamo utilizzato è regolato a 4 gradi ed essi sono praticamente identici a quando li abbiamo messi!!!

Li tiriamo fuori, ma anche la temperatura ambiente è piuttosto frescolina!

Per essere certe di averli sufficientemente lievitati e pronti da cuocere nel pomeriggio dobbiamo assolutamente metterli al caldo: è una bella giornata e pensiamo di sfruttare i raggi di sole che entrano dalle vetrate sopra le nostre teste per creare una improvvisata cella di lievitazione nel magazzino che è oramai il nostro laboratorio.

Siamo molto più rilassate della sera precedente, quando la stanchezza e gli imprevisti ci avevano un po’ messe alla prova.

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Sistemati gli impasti andiamo a visitare il padiglione del Kazakistan, di cui tutti ci hanno detto cose meravigliose: effettivamente è un’esperienza indimenticabile, soprattutto per i miei bimbi.

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Verso l’ora di pranzo siamo di nuovo con le mani in pasta: facciamo la formatura delle brioche e della danubio salata e le rimettiamo a lievitare nei punti dove il sole fa arrivare il suo tepore. In altre ciotole si trovano l’impasto delle stecche, l’impasto del pane e quello che sarà trasformato in pizza e focaccia.

Nel primo pomeriggio rimango in zona Lake Arena in relax coi bimbi, poi li affido a mio marito che, coraggiosissimo, solo con tre, li porta lungo il Decumano a caccia di nuovi timbri per i loro passaporti. Con Lud posso così dedicarmi in tutta tranquillità all’allestimento del corner cucina dove terremo lo showcooking.

Cerchiamo di fare un piano di cotture e preparazioni da proporre, ma non sappiamo bene che tipo di presenze avremo e quale interesse susciteremo, pertanto ci approntiamo mentalmente ad ogni possibile evenienza.

Disponiamo i bicchierini e i fogli istruzione per gli spacci, rinfreschiamo il lievito e portiamo giù dal magazzino tutti gli impasti, sia quelli formati che quelli ancora in prima lievitazione. Indossiamo il grembiule di ordinanza e partiamo.

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L’inizio è tiepido e sono poche le persone che si affacciano per vedere cosa stiamo combinando: non disponiamo ancora di cibo da offrire e, come sappiamo, in un posto del genere il pubblico va preso soprattutto per la gola.

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Abbiamo però il piacere di salutare un paio di persone del gruppo venute apposta per conoscerci, e questo virtuale che diventa reale e fa nascere belle amicizie ci riempie di gioia.

Se l’inizio è tiepido l’atmosfera si riscalda poi alla velocità della luce e c’è un bel via vai di persone incuriosite: siamo costrette a chiamare truppe di aiuto per preparare nuovi bicchierini per gli spacci e dobbiamo rinfrescare più volte per aumentare il lievito da distribuire.

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Non riusciamo a rispettare granché il piano che avevamo cercato di mettere a punto prima di iniziare e piuttosto andiamo a braccio, cercando di essere il più coinvolgenti possibili con le persone che capitano nel nostro angolino.

Il nostro scopo è quello di far conoscere un sistema di panificazione che riporta ad antichi sapori e che, solo ad una prima occhiata, pare essere destinato unicamente a persone con tanto tempo a disposizione. Diamo così consigli utili sull’organizzazione, sveliamo trucchetti per conciliare i lunghi tempi di lievitazione con la frenesia di un quotidiano in cui cerchiamo di barcamenarci tra un impegno e l’altro, rispondiamo alle domande e cerchiamo di dissolvere i dubbi.

Tra le persone che partecipano all’evento c’è chi già conosce la pasta madre e chi è invece un novellino a tutti gli effetti, c’è chi ci parla con orgoglio del lievito a cui è riuscito a dare vita e che già utilizza con soddisfazione, e chi invece ci ascolta come parlassimo di fantascienza.

E poi mostriamo impasti, tanti impasti: il non impasto delle stecche (ne facciamo uno davanti ai loro occhi e pieghiamo e cuociamo quello della sera prima), la torta Danubio, le brioche realizzate in tante forme diverse (compresa quella del flauto di Banderas), i pancake, la pizza, la focaccia e un bel filone di pane. Abbiamo solo un po’ di difficoltà ad imparare a conoscere il forno, ma le ultime sfornate vengono perfette.

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Inutile dire che la parte riservata agli assaggi è quella di maggior successo e in pochi minuti, senza manco avere il tempo di scattare una foto, ci ritroviamo vassoi vuoti come dopo il passaggio di un’orda di locuste affamate.

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Le tre ore a nostra disposizione trascorrono velocemente e, stanchissime, alle 19 rimettiamo insieme le nostre cose per salutare Expo e questa avventura per noi fuori dall’ordinario.

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Abbiamo partecipato ad uno scintillante carrozzone che ha richiamato a Milano folle entusiaste di persone da tutto il mondo, ma che è stato anche molto criticato da detrattori che ne hanno evidenziato i paradossi. Noi non vogliamo entrare in merito alla questione, possiamo però dire con soddisfazione di aver eseguito ottimamente, nel nostro piccolo, il tema dell’esposizione ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la vita’: abbiamo infatti gettato semini di alimentazione consapevole e donato una cosa viva che speriamo possa creare tanti nuovi appassionati che, in un mondo in cui tutto corre veloce, hanno ancora il piacere di fermarsi un attimo a contemplare con meraviglia una lievitazione che si svolge in modo totalmente naturale.

Nutriamo la Tecla… Nutriamo il Nostro Piccolo Pianeta!!!

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Commenti (1)

  • Cristina

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    Alessia complimenti sei una grande!!!

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